sabato 26 marzo 2011

MIGRANTI, ACCOGLIENZA, DIRITTO D’ASILO: LE MENZOGNE DI UN GOVERNO RAZZISTA


















Mentre nel nord-Africa e in medio-oriente scoppiano e si diffondono le rivolte delle popolazioni contro i regimi dittatoriali sostenuti e foraggiati dall'occidente, il nostro governo mostra ancora una volta tutta la sua malafede e la sua insipienza: da un astensionismo pilatesco (“non disturbiamolo”) si passa a sventolare strumentalmente la minaccia del “pericolo islamico” alle porte di casa, fino al tono rassegnato con cui Frattini ci comunica che ormai “la legittimazione internazionale di Gheddafi è finita”, visto che Lega Araba, Unione Africana e Consiglio di Sicurezza sono d’accordo nel condannarlo.


E mentre la Tunisia ha accolto in pochi giorni 150.000 profughi libici, i “nostri” gridano all'invasione e dichiarano lo stato d’emergenza di fronte all’arrivo di seimila migranti in due mesi, utilizzando la ben nota strategia dell’allarmismo, tesa a fomentare nell'elettorato i peggiori sentimenti antirazzisti e xenofobi.

Lampedusa scoppia: 2600 persone ospitate in un centro che ne prevede 850, e gli sbarchi continuano, mentre si pensa (idea brillante!) di montare una o più tendopoli per accoglierli: sembra che l’importante sia tenerli lì, stipati, in condizioni insostenibili; nel frattempo li si tratta in modo del tutto arbitrario, proponendo ad alcuni di presentare la domanda di asilo, per altri prospettando la detenzione, mentre ad altri ancora si notifica il respingimento differito.

Non stupisce che questa situazione sfoci nelle proteste della popolazione dell’isola, che si mobilita per bloccare gli sbarchi e impedire ai migranti di scendere a terra; viene anzi da pensare che questo modo irresponsabile di gestire la prevedibile ondata di arrivi non sia solo, o non tanto, frutto di incapacità e di incompetenza, quanto una strategia politica che mira a suscitare un allarme ingiustificato e una reazione di rifiuto, con conseguenze devastanti sia per i migranti che per il clima sociale del nostro paese.

Una strategia confermata dal progetto del centro di Mineo, ex residenza dei militari di Sigonella, che diventerà, secondo l’ispirazione umanitaria del presidente del consiglio, il “villaggio della solidarietà”, “centro residenziale a 4 stelle per stranieri”, “un modello di assistenza e solidarietà di grande efficienza”, secondo le parole del ministro Maroni: ma non ospiterà gli ultimi arrivati, perché sono già iniziate le deportazioni da altri centri, i CARA, con l’obiettivo di rinchiudervi, a 7 km dal centro abitato e ben protetti da un “cordone di forze di polizia”, i richiedenti asilo sparsi sul territorio italiano. Il presidente della Regione Sicilia, Lombardo, si domanda se non deve stare “con il mitra in mano”, e si augura che “il governo segua momento per momento queste 2000 persone…e che tuteli la nostra agricoltura” (sic!).

Contro questa scellerata modalità di gestire gli arrivi dei migranti e la loro permanenza sul territorio protesta il mondo antirazzista diffuso sia a livello di associazionismo che a livello istituzionale, realtà e soggetti che allo stesso tempo si adoperano per portare quotidianamente sostegno concreto e offrire un punto di riferimento alle persone coinvolte. 

Concentrare i richiedenti asili, o i migranti, in grandi strutture gestite militarmente e isolate dal territorio non è una politica dell’accoglienza, è una politica della ghettizzazione: come dichiarano i sindaci di alcuni comuni siciliani “la vera accoglienza si costruisce solo dentro un tessuto di relazioni e una rete diffusa di servizi”, in modo che l’incontro fra la popolazione autoctona e i migranti diventi un’effettiva opportunità professionale e culturale per gli uni e per gli altri. 

Ma non si tratta solo di una politica rozzamente razzista: dietro queste scelte si muovono forti interessi economici, di chi sui problemi dei migranti, e sulle spalle della popolazione italiana, riesce a fare affari d’oro: quello che non viene detto è che il centro di Mineo non è di proprietà dello Stato italiano o dell’esercito, bensì di una società di Parma che lo affittava agli americani per 8,5 milioni di dollari all'anno, e che da quando gli americani hanno disdetto il contratto è alla ricerca di un altro “inquilino” (ora l’ha trovato!). Del resto grandi strutture gestite dalle forze dell’ordine e da poche grandi associazioni (in particolare la Croce Rossa) si sa bene che sono molto più costose dell’accoglienza diffusa sul territorio che è stata realizzata in molti comuni (in particolare quelli aderenti al progetto SPRAR).

E’ necessario dunque rompere il muro di menzogne e di allarmismi che nasconde una ben precisa strategia politica ed economica: mentre si grida alle invasioni e si additano i migranti come i responsabili dei nostri problemi e dei nostri errori, il governo continua a trarre profitto da questa situazione, facendone ricadere i costi, oltre che sui migranti stessi, su tutta la popolazione italiana.

Rete Antirazzista Fiorentina

Nessun commento:

Posta un commento